Avere un conto corrente con saldo negativo, comunemente definito come conto corrente in rosso, cosa comporta in termini pratici? Quali sono le conseguenze dirette di una situazione del genere?
Uno sconfinamento bancario si verifica in tutti quei casi in cui il correntista arrivi a spendere una somma superiore al saldo disponibile sul suo conto. La situazione si presenta in modo nettamente diverso a seconda che lo sconfinamento sia autorizzato o meno dalla banca.
Se quest’ultima ha concesso un fido bancario in favore del correntista, e quest’ultimo rientra dallo sconfinamento nei termini previsti dal contratto, non sussiste alcun problema. Diverso è il caso in cui lo sconfinamento non sia autorizzato perché il rischio è quello di essere segnalati presso una centrale dei rischi come cattivo pagatore.
Fatte le dovute premesse, entriamo nel vivo di questa guida dedicata alle conseguenze di un conto corrente in rosso e cerchiamo di capire per quanto tempo è possibile avere un conto con saldo negativo.
Per quanto tempo puoi avere un conto in rosso?
Ogni banca prevede specifiche tempistiche da rispettare per rientrare da uno sconfinamento bancario e, secondo il nuovo Regolamento europeo sui requisiti di capitale delle banche, un conto con saldo negativo può comportare la segnalazione dell’intestatario come cattivo pagatore.
Questo può avvenire solo se lo sconfinamento supera i 90 giorni e quindi la situazione si protrae per un periodo di tempo lungo.
Inoltre, sono previsti anche dei limiti (definiti come soglie di rilevanza) per quanto riguarda le somme che caratterizzano lo sconfinamento. Nello specifico, una persona fisica che non rientra da uno scoperto sul conto per oltre 90 giorni e per un importo pari o superiore ai 100 euro, viene segnalata. Stesso discorso vale per i piccoli imprenditori anche se, nel loro caso, l’importo sale a 500 euro.
Ci si espone al rischio di default (e quindi di segnalazione) anche nel caso in cui lo sconfinamento sia pari al 1% dell’esposizione totale verso la banca.
Cosa succede se non ci sono soldi sul conto?
Se non ci sono soldi sul conto e se quindi il saldo è pari a zero, non sussiste alcun problema, qualora tu non eseguissi operazioni d’acquisto o addebito dal tuo conto. Infatti, non esistono limiti minimi per quanto riguardo il saldo di un conto corrente.
Il discorso cambia se, nonostante il saldo a zero o non sufficiente, il correntista esegue dei pagamenti. In tal caso, la banca può rifiutare l’operazione di addebito oppure accettarla, lasciando il conto in rosso. Sullo sconfinamento verranno applicati interessi o commissioni sulla somma negativa.
Si viene segnalati alla CRIF?
La segnalazione alla CRIF (la Centrale Rischi del Sistema Creditizio) non è una diretta conseguenza di un conto in rosso. Tale segnalazione può essere inoltrata se il correntista non riesce a ripristinare il saldo positivo entro i 90 giorni.
Considera poi che un conto con saldo negativo potrebbe anche giustificare azioni di pignoramento da parte dei debitori insoddisfatti. Leggi la guida sul conto corrente pignorato per approfondire questa tematica.
Quando lo sconfinamento è consentito?
Se la banca ha concesso un fido, il correntista può disporre di un certo importo anche se non disponibile sul conto. Questa opzione è generalmente offerta a clienti fidati, che sono in grado di garantire un buon livello di merito creditizio e di affidabilità reddituale e finanziaria.
Oltre a dover restituire quanto speso del fido, nei termini previsti dalla banca, il correntista dovrà corrispondere degli interessi e delle commissioni.
Quando scatta il blocco del conto corrente?
Una conseguenza di uno sconfinamento bancario può anche consistere nel blocco del conto stesso da parte della banca.
Si tratta di una misura estrema che la banca può utilizzare se il conto rimane in rosso per un periodo di tempo prolungato. Il blocco del conto impedisce all’intestatario di poter disporre del saldo eseguendo le classiche operazioni di pagamento, prelievo, versamento e accredito.
Conto corrente in rosso per pochi euro: cosa succede?
Sai già che un conto corrente in rosso, per produrre come conseguenza una segnalazione come cattivo pagatore, deve superare specifiche soglie temporali e d’importo dello sconfinamento.
Ne consegue che un conto corrente in rosso per pochi euro non produrrà alcuna segnalazione a una centrale rischi. Ovviamente, resta l’obbligo in capo al correntista di rientrare dello sconfinamento, seppur piccolo, per non rischiare quantomeno il blocco del conto.
Cos’è un conto corrente dormiente in rosso?
Come suggerisce il termine stesso, un conto corrente dormiente è semplicemente un conto che è rimasto inattivo per un lungo periodo. Se un conto corrente dormiente va in rosso, le spese e gli interessi potrebbero accumularsi senza che il correntista se ne accorga.
Proprio per questo motivo, è importante tenere costantemente monitorati gli estratti conto dei propri rapporti bancari.
Posso chiudere un conto corrente in rosso?
Per chiudere un conto corrente è necessario che il saldo sia positivo.
Se vuoi chiudere un conto corrente scoperto, prima dovrai ripristinare il saldo in positivo, corrispondendo alla banca l’importo dello sconfinamento, più commissioni e interessi arretrati.
Conto corrente defunto in rosso: che succede?
Un conto con saldo negativo influisce sull’eredità, nel momento in cui il suo intestatario decede. Di fatto, il conto va considerato come un debito che andrà poi a decurtare l’attivo ereditario.
Saranno quindi gli eredi a dover onorare quanto dovuto alla banca tra importo dello sconfinamento, interessi e commissioni.